20/10/08

Un giro di re (3)



...segue

Ogni volta che tornavo a casa, di notte o al mattino dopo aver passato le ultime ore da te, pensavo alle nostre parole. Ai tuoi libri pieni di sottolineature per cogliere brevi frasi e renderle perenni, pieni di note a margine perché tra le pagine ci fosse scritta anche la nostra storia. O ai versi delle canzoni che ci rappresentavano. Domandarsi perché quando cade la tristezza in fondo al cuore, come la neve non fa rumore… Pensavo a te che quando ti muovevi scivolavi tra le cose. Non avevo una percezione precisa di quello che sarebbe potuto essere, ma mi andava bene così. Prendevamo ciò che il tempo ci dava così come veniva. Come quando mi avevi trascinato in macchina alla ricerca di un borgo che ricordavi di aver visto anni prima e dopo un'ora ci eravamo ritrovati in un luogo non ben definito, lontanissimi dalla meta. Un posto che si chiama Marpione e che ci aveva fatto ridere. Non c'era altro modo di vivere ciò che naturalmente era nato e con la stessa naturalezza sarebbe finito.

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Guardavo in silenzio dalla finestra le cose scorrere, mi capita di farlo quando già conosco tutto il resto. Mi sorridevi, ma non serviva. Il buio stava scomparendo per cedere il passo a non più di cinque raggi di sole. Avevo avuto cura di noi per mesi, ma non era bastato. Faceva freddo ormai, dentro di noi ancor più che fuori. Abbiamo camminato scalzi sulla nostra storia, abbiamo riso di cose dette e mai dette, di note suonate. Avevamo avuto in comune una manciata di modi di fare e il vento a favore di pochissimi nodi. Ti accarezzavo il viso mentre fumavi e nel fumo che soffiavi potevo leggere distintamente che il tuo respiro non mi sarebbe appartenuto ancora a lungo. Erano gli ultimi istanti di un amore dai contorni ben definiti a formare una linea chiusa, che avremmo presto ed inesorabilmente varcato.

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Dedicato a S., con il rimpianto di un saluto.
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