07/02/10

a(m)miriam makeba


c'è una rabbia soffocata appena penso a miriam makeba, alla sua morte e alla incapacità dell'italia di onorare al meglio questa straordinaria donna. 130 proiettili esplosi da sei/sette sicari, un volume di fuoco da guerra, a sparare un kalashnikov, una pistola calibro 9x21 e una 9x19. a terra sei corpi. sono i numeri della strage di catelvolturno del settembre 2008. ricordo che il giorno dopo i giornali si limitarono a descrivere quella come una strage tra delinquenti."Secondo le forze dell'ordine si è trattato di un regolamento di conti. Per gli inquirenti potrebbe trattarsi di narcotrafficanti". l'italia dei diritti, della democrazia, dei crocefissi messi dappertutto, dei valori da insegnare con superbia a chi ne ha altri, non riuscì a guardarsi in faccia. non riuscì a vedere che in questo paese se sei povero, inadatto, diverso, non puoi contare sui "principi" e sui "vaolri" che l'occidente promette, ma puoi finire morto ammazzato mentre il governo sciorina dati incoraggianti sulla tua sicurezza. sarebbe rimasta una notiziola in cronaca nera se gli africani non avessero reagito.
hanno reagito perchè non sono cresciuti nel nostro paese, e questo fa di loro persone che ancora non sono state persuase che gli inadatti devono avere sempre e comunque una colpa da scontare per essere finiti ai margini della società.
in loro soccorso venne Miriam, 76 anni, artista. riuscite a crederci? una donna, una vecchia, un'artista africana che porta una testimonianza di civiltà nell'evoluto occidente. lei che ormai pensava di aver lottato abbastanza, che aveva finalmente trovato una vecchiaia serena, lei che dopo una vita in esilio era tornata nel suo sudafrica del suo amico Mandela. era lì, nel suo buon ritiro a migliaia di chilometri di distanza da castelvolturno, un luogo che conta come la township di Alexandra, un cesso di posto incastrato nel mondo civilizzato nascosto dietro i poster pubblicitari messi lì apposta per non vedere. Miriam ha chiamato il nipote Nelson e gli ha detto: "accompagnami lì".
venne. a testimoniare che in pericolo siamo tutti, incapaci di reagire se cominciano a venir meno diritti anche nostri.
al morgana lucariello ha cantato una canzone a lei dedicata e di nuovo ho sentito quella rabbia nascosta riaffiorare. ma ho anche incontrato una cultura popolare più forte dei 15 minuti di celebrità, che sa riconoscere e ringraziare chi ci viene in soccorso.
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